Reputo che la poesia sia una forma di scrittura non codificata, creata dal sé. Non ha regole o schemi definiti essendo creatività, metafora, scandaglio di sensazioni, a mio avviso, ma deve possedere solo una fondamentale caratteristica: l’armonia delle parole, che è musicalità di tono, che è ordine emotivo, che è matematica di sentimenti.
Cos’è la mia poesia
Mi chiedono cosa sia la mia poesia: la mia poesia è la cicatrizzazione alle mie ferite, vivit sub pectore vulnus, quando la vita e le sue concomitanze, che tu l’abbia cercato il tuo destino da vittima, con le tue errate scelte o che ti sia capitato da incolpevole creatura, ti strazia, quando ti umilia, quando ti offende con i suoi colpi, quando ti ruba l’identità, che tu abbia 4 anni, che tu ne abbia 40 e sei solo una cosa di carne che sanguina.
Allora ti ribelli, trovi nel fondo del barile della disperazione, una forza che piange ma che si irrobustisce fine a diventare coraggio.
Sfida.
E sguaini il dono che hai avuto, la dimestichezza dell’uso della parola, come una spada, per difendere la tua integrità con l’amore nel quale hai trasformato il dolore.
Quando quel barlume, un aiuto dalle mie Fate, nel mio caso…
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Cos’è la mia poesia di Rosanna Marani – Musica di Stefano Ottomano
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Amica mia cara, questo tuo intervento di qualche tempo fa contiene forse la più bella definizione del fare poesia che a me, pur studiando lungamente e a fondo l’argomento, sia mai capitata di incontrare.
Trascrivo qui il passaggio chiave:
“Perché non esiste ubriacatura, anche di successo, anche di vittoria sul male, che ti rammendi ciò che un mostro ti ha rubato: l’innocenza.
Ecco, con la poesia io sono riuscita a sentirmi innocente. Ecco, questa è la mia poesia, un inno alla purezza.”
Questa tua “ricerca della Innocenza attraverso la Purezza dei versi” – che coincide con la mia, e penso con quella di qualsiasi scrittore di versi, grande o piccolo non importa, purché autentico e sincero – mi commuove profondissimamente, in particolare perché spiccata su uno sfondo oscuro, terribile, che qui tu accenni con parole di una dignità e di una leggerezza infinite.
Una donna, solo una donna – permettetemi – che conosce il Dolore può esprimere una definizione così perfetta e indiscutibile di questa Musa riottosa e riservatissima, così spesso purtroppo essa stessa abusata e violentata.
Tu – anche attraverso la Poesia – hai saputo trovare la forza, nonostante tutto, di tornare ad amare. Lo testimoniano i tuoi meravigliosi figli, il tuo adorabile cagnolino, le amiche che ti stimano… La tua stessa vita.
Io intuisco, credimi, fin nel dettaglio il tuo “non detto” dolore, e da donna a donna non posso che dirti, con tutto il cuore, per questo tuo dolore acuto, insuperabile, intimo e radicato nella parte dell’anima più fragile e delicata, e per questa tua forza, non solo di sublimazione, ma di grido, di rabbia, di ribellione, nel nome della Bellezza contro la Bruttura, la brutalizzazione del bello – il vero unico inferno in terra – non posso non dirti: amica mia, sono con te, ti amo!
Tua, sempre
Marianna
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Grazie Marianna cara. Proprio attraverso la poesia, ce l’ho fatta, a raggiungere il perdono. Perdono di me. Ho descritto il mio orrore in qualche poesia, ( mi vengono in mente Su quella lapida una bianca rosa e Il mio nome) depositando sulla carta, ogni rifiuto di quel ricordo. Ho fatto pace con la mia memoria. Ma non voglio rileggere quel passato. Rischierei di farlo diventare ancora presente. Desidero riscuotere il mio credito dalla mia vita. Ritengo infatti di avere pagato ogni debito. Con gli interessi.
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