L’amore è illusione, la vita delusione.
Guardo, osservo fuori dalla vetrina. Persone che vogliono diventare personaggi sgomitano, si insultano, prendono posizioni, raccontano, svelano, sghignazzano, accusano, scandalizzano sgozzano, si denudano, esaltano la volgarità.
E non vivono ma rendono l’interpretazione della vita una pagliacciata grottesca e tragica.
Io dovrei immedesimarmi, imparare, migliorarmi, cercare il significato della vita in deliri di superficialità.
Ovunque mi giro non trovo appiglio, non trovo riscontro, non trovo giustificazione.
Mi manca un cervello parlante a cui rubare emozioni e farle mie.
Solo negli occhi dei miei figli ( sempre due su tre) e di mio nipote. (A mia immagine e somiglianza? Presuntuosa che non sono altro!)
E nei miei occhi c’è angoscia.
Ho perso il filo del discorso e dei sentimenti. Quelli che provo, che sento inchiodati alla mia anima, e non liberi di moltiplicarsi, di dispiegarsi in volo, dolgono.
Non trovo più il mio posto in questa vetrina, eppure ho fatto di tutto (fino a scoprire il mio limite) per sedermi a quel tavolo della vanità.